Lo Zapateado in Cuba

A partire dal XVIII secolo, il popolo cubano elaborò pian piano danze che provenivano nella loro componente teorica, musicale e stilistica, da elementi coreutici coreografici e corali, dalle varie etnie presenti nell'isola in seguito al  proceso di colonizzazione.
Cuba è la madre di gran parte delle musiche latine, e non a caso il termine "afro cubano", rappresenta un modo per raccontare una realtà ben più ricca e complessa emersa dalla fusione della cultura africana, spagnola, aborigena, francese ecc.. Più legato alle origini spagnole è senza dubbio "lo Zapateado" prima, e la "guaira", dopo.
Lo Zapateado è una espressione danzaria, dalla quale deriva un genere di musica tradizionale del Messico, caratterizzata da un vivace ritmo punteggiato dalle calzature battenti dei ballerini. Il nome deriva dalla parola spagnola zapato, ossia "scarpa": zapatear significa battere con la scarpa ed è usato per riferirsi al lavoro percussivo fatto dal piede in alcuni balli ispanici e latini. Il ballo inoltre è divenuto popolare in varie regioni dell'America latina.
Lo zapateado mexicano è un derivato del son di origini cubane, combina suoni della musica tradizionale spagnola con un toque messicano e arabo.
Gli strumenti musicali per questo genere sono principalmente violino, tamburo chitarra.
Si tratta di musica profana, allegra e tipicamente meticcia, perché non si esegue mai nelle cerimonie religiose e non si trovano in essa nessuno dei tratti della musica indigena.
È un genere musicale strettamente legato al balle sociale (baile social) per coppie e esprime sempre la civetteria tra uomo e donna. Salvo alcune figure coreografiche, il ballo  si esegue suelto (sciolto), vale a dire, le coppie nell'eseguire la danza, non si toccano.
Tra i compositori spagnoli di rilievo dell'epoca ricordiamo: Paco de Lucía, la cui Percussión Flamenca è un pezzo per chitarra e orchestra molto popolare, Pablo de Sarasate, la di cui opere sono spesso arrangiate per violino e pianoforte, i brani  è ricci  di armoniche, doppi stop, pizzicati.

Abbigliamento

L'uomo indossa calzoni ampi di manta, senza tasche, legati alla vita con due cinghie dalla stessa parte destra.  Il coton (casacca) è legata e sciolta, con manica larga, senza collo e senza tasche. Un tratto caratteristico del vestiario è una tasca arrotondata chiamata “guicho”, confezionata con feltro nero o verde scuro che tramite due nastri dello stesso materiale si lega attorno alla vita, e che si utilizza per conservare denaro e altri piccoli oggetti.
Alla spalla si colloca,  un cappotto di lana a righe di colore nere, caffè e avorio, chiamato “cuixin”. Attormo al collo si lega un paliacate (scialle) colorato e sulla testa un sombrero di  tlapehuala, Calza lo huarache.
La donna veste con una gonna ampia con colori appariscenti fatta di popeline con disegno floreale o di broccato di seta taffetà, con una tela fine  nella parte inferiore.  La blusa, generalmente bianca, aperta davanti e altre volte abbottonata dalla parte di dietro, di manica larga o a tre quarti, collo alto e con l'orlo della gonna unito al vita. Tanto la gonna come la blusa sono adornate con pizzo cosiddetto bolillo e nastri colorati. I capelli generalmente sciolti, sono raccolti a formare una crocchia che viene adornata con asticelle bianche. Generalmente indossa anelli, collane e braccialetti d'oro, ed un mantello di color variabile, grigio, negro o indaco. Calza lo huarache  (scarpa a tacco alto).

Zapateado

Zapateado
                    

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