Roma: le strade dell'Impero romano e i primi carri



L'impero romano divenne talmente ampio come territorio che i suoi confini si estendevano per migliaia di chilometri. Le sue strade con "le varie propaggini" minori arrivavano fino in Grecia e in Asia, a nord attraversava la Gallia fino ad espandersi nelle lande fredde dell'Europa settentrionale.
Il rapporto di scambio interazione e commercio che c'era tra Roma e le province era essenziale e per questo motivo andava rafforzato e mantenuto continuamente in modo da poter tenere salda la continuità dell'impero romano.
Fu proprio per questo motivo, che i romani furono degli abili costruttori di strade, realizzando imprese titaniche: tagliarono rupi a picco, sbancarono interi colli, palizzarono intere paludi in modo da renderle attraversabili, edificarono ponti sia in legno che in pietra, alcuni di grandi dimensioni realizzati ad arco.
Realizzarono  strade consolari che collegavano, e tutt'ora collegano  Roma con le grandi città e con i porti più importanti dell'impero, crearono così i collegamenti con le strutture portanti dell'impero utili per i traffici dei commerci, delle comunicazioni delle truppe.
Le carreggiate delle strade romane sono fiancheggiate generalmente da marciapiedi realizzati con blocchi di pietra, mentre per realizzare la carreggiata si usava scavare un solco di una certa profondità e larghezza "trincea", che andava poi riempito  con uno strato di ciottoli, poi con uno di malta ed infine con un'altro di ciottoli piccoli (brecciolino) che fungevano da riempimento, infine il tutto veniva ricoperto da lastroni di basalto, la larghezza delle strade andava dai 4 ai 6 metri, in modo da poter permettere il transito di due carri contemporaneamente.
Le strade edificate presero normalmente il nome dalla città alle quali conducevano via Ardeatina in quanto andava verso Ardea,  altre avevano i nomi delle funzioni alle quali servivano un esempio ne è via Salaria utilizzata dalle popolazioni per il  trasporto del sale dal Campus salinarum a Fiumucino e  Maccarese, e che arrivavano a raggiungere via Latina. A partire dal IV secolo avanti Cristo venne avviata la costruzione di nuove strade, dirette verso regioni lontane e aventi funzioni di tipo principalmente militare, alle quali venne dato il nome dei magistrati che le avevano realizzate, tra queste troviamo la Via Appia, (da Appio Claudio Cieco), Aurelia (da Aurelio) e così via, altre storiche strade di epoca romana attualmente esistenti sono: Amerina, Aquitania, Augusta, Aurelia, Claudia Nova, Domizia, Hadriana, Maris, Mese, Sevarina, Vaientana (cassia Vaientana), Traiana Nova...
 Al momento della massima espansione dell'Impero la rete viaria romana misurava oltre 80.000 chilometri, ripartiti in 29 strade che si irradiavano da Roma verso l'Italia, e altre in tutti i territori dell'Impero, dalla Britannia alla Mesopotamia, dalle Colonne d'Ercole al Mar Caspio. Le strade erano dotate di pietre miliari, che indicavano la distanza in miglia, la parola "miglio" deriva  dal latino milia passuum, cioè "mille passi", che corrispondono a circa 1480 metri. La pietra miliare, o miliarum era una colonna circolare su di una solida base rettangolare, infissa nel terreno per oltre 60 cm, alta 1,50 m, con 50 cm di diametro e del peso di oltre 2 tonnellate. Alla base recava scritto il numero di miglio della strada su cui si trovava.
La mappa generale della ramificazione delle vie consolari romane era in marmo ed era esposta nel Foro Romano. Di essa venivano realizzate, e vendute, copie in pergamena, con sotto-mappe parziali, ognuna con un particolare itinerario.
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Su queste strade così solidamente costruite transitavano i primi carri, primi tra tutti il plaustrum un carro rudimentale a quattro ruote (legno) adibito a molteplici usi, poi troviamo il carpentum, un carro a due ruote simile ad un'altro carro "la vettura postale".

Plaustrum
Erano dei massicci carri agricoli d'epoca romana usati  come mezzi di trasporto di merci e derrate alimentari.
Il plaustrum o plostrum aveva in genere da due a quattro ruote- e allora si chiamava plaustrum majus. L'invenzione del carro a quattro ruote è attribuita da Plinioai Frigi.
Oltre all'asse delle ruote, su cui si innestava la robusta barra del timone il plaustrum aveva  una tavola fatta di assi di legno, fissata al timone stesso. Su questo tavolato si poggiava la merce da trasportare, e alla bisogna si aggiungevano altre assi come protezione laterale, oppure si usava un grande cesto di paglia legato al carro.In sostanza si trattava di un  modello  elementare di carro, la cui struttura fondamentale si ritrova ancor oggi in molte parti d'Europa.
Spesso le ruote erano fissate all'asse che si muoveva,  entro anelli di legno fissati al corpo del veicolo. Questi anelli erano chiamati in Greco amaxòpodes, in Latino arbusculae. Le parti dell'asse che ruotavano al loro interno erano rinforzate con ferro.
 Il tipo più diffuso di carro era quello chiamato tympanum, "il tamburo," se ne trovano raffigurazioni sull' Arco di Settimio Severo a Roma. Sebbene il plaustrum avesse un'eccellente tenuta sulle strade lastricate, tuttavia non permetteva di tagliare per le strade campestri.
Carpentum
Presentava una copertura ad arco l'uso di esso viene menzionato nei primi tempi a Roma, ma veniva utilizzato solo da persone privilegiate. L'arcuatus currus è senza dubbio la stessa carpentum che costituiva la vettura da viaggio di Tarquinio Prisco.
 Nella sua forma originale deve essere stato semplicemente un carro coperto, così distinto dal plaustrum o un carrello aperto.
L'uso delle carrozze in città era del tutto vietato per tutta la durata della repubblica e per i primi due secoli dell'impero.




 

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